domenica 30 agosto 2009

Lavoro & relax

La satira vive delle pagine della storia. E quindi se tu sei nella satira sei nella storia


Il 13 maggio 1998 il direttore del settimanale satirico “Boxer” Davide Riondino e il disegnatore Vauro incontrarono all’hotel Bel Azur di Hammamet Bettino Craxi. Nel numero del 19 giugno di “Boxer” apparve un resoconto completo: tutto era nato dalla notizia che Stefania Craxi era stata condannata a pagare un’ammenda di 400.000 lire “per aver dato dello stronzo a Rutelli in un ristorante”. In effetti, dopo che Rutelli aveva auspicato di vedere Craxi mangiare il rancio in galera, Stefania, incontrandolo casualmente in un ristorante, lo aveva insultato. Non solo la Cassazione le riconoscerà l’attenuante della provocazione “per avere reagito a un fatto ingiusto”, ma l’ammenda le era stata rateizzata in 36 rate (continua)


Massimo Pini (tratto da “Craxi – Una vita, un’era politica” – 2006 - Mondadori)


Liberty

La colpa, insomma, è sempre degli altri


La tendenza alla rimozione è purtroppo uno dei tratti tipici accertati del carattere nazionale. La prima e più rilevante rimozione sembra quella – praticata forse già nel grembo materno – della responsabilità individuale. Dove tutti sono responsabili, nesuno è responsabile. Contro quest’alibi facile e ricorrente ai è basato – e ha perso – Gaetano Salvemini, uno dei pochi intellettuali “protestanti” (nel senso di anticonformista, rigoroso, coerente) prodotti dalla Penisola. L’idea che “gli italiani sono fatti così”, e non ci sia niente da fare per correggere anzitutto la loro auto-indulgenza, gli ripugnava profondamente. Non meno di quanto detestava Giovanni Giolitti, quando da Primo Ministro sosteneva che “a un gobbo non poteva fare che un abito da gobbo”. Per Salvemini, al contrario, quel gobbo che era il popolo italiano si poteva raddrizzare (continua)


Antonio Caprarica (Gli italiani la sanno lunga …. O no? – 2008 – Sperling & Kupfer)

Cappellino da viaggio

Il cappello e la coppola


Era una notte buia, ma non tempestosa. Nello scuro fitto di quella strada che avrebbe dovuto essere illuminata da un lampione che i picciottazzi avevano pigliato a petrate astutandolo, il cappello di gran marca, tanticchia scantato, camminava di prescia per arrivare dove doveva arrivare. Girato l’angolo, capì che il temuto malo incontro gli stava proprio capitando: davanti a lui, ferma come se lo aspettasse, c’era una coppola (continua)


Andrea Camilleri (Favole del tramonto - 2000 - Edizioni dell’Altana)


No foto!

L'artiglieria pesante del Cavaliere


Il sito del nuovissimo Giornale registrava ieri come "il più letto" l'articolo intitolato "Boffo, il supercensore condannato per molestie". L'ho letto anch'io. E ho letto anche, come tutti i giorni da molti anni, l'Avvenire. Alla fine mi sono chiesto se le "rivelazioni" su Dino Boffo, direttore dell'Avvenire, anche a prescindere dalla loro dubbia accuratezza (e in assenza della versione dell'imputato) avessero influito sulla mia lettura del quotidiano, tirando addosso ai suoi argomenti un sospetto di ricatto o di coda di paglia. Mi sono risposto francamente di no. Ci ho letto, con il solito interesse, una pagina dedicata a Timor dieci anni dopo: infatti l'Avvenire è fra i quotidiani più attenti ai problemi internazionali, e fa tesoro delle fonti peculiari di comunità e missioni cattoliche. Ho letto gli articoli che ogni giorno trattano di questioni cosiddette bioetiche, e come ogni giorno ne ho tratto argomenti al mio dissenso. Ho letto con riconoscenza le pagine sull'umanità immigrata e sull'umanità incarcerata. Ho letto gli articoli sulla Perdonanza di Celestino, che piuttosto vistosamente eludevano la cena fra Bertone e Berlusconi, andata poi felicemente di traverso. Ho letto le pagine culturali di Agorà e quella delle lettere, fino alla rubrica quotidiana di Rosso Malpelo, che mi pizzica ogni tanto, ripizzicato (continua)


Adriano Sofri (La Repubblica - 29 agosto 2009)


Manichini e varie

Verità di Stato e verità di mafia


"Buongiorno a tutti, ben ritrovati dopo le vacanze anche se magari qualcuno c'è ancora. Io no, purtroppo. Vorrei parlare subito di una questione che secondo me segnerà questa stagione della politica, dell'informazione, della cronaca, della giustizia ed è probabilmente la vicenda più importante che si sta svolgendo, anche se i giornali ne parlano poco, tra alti e bassi, tra fiammate e docce gelate. Anzi, forse proprio per il fatto che i giornali ne parlano poco, tanto per cambiare. E' la faccenda di questi improvvisi squarci che si sono aperti quest'estate sulla vicenda della trattativa tra lo Stato e la mafia nel 1992, che poi null'altro è se non il paravento che cela i mandanti esterni, i suggeritori occulti delle stragi del 1992, almeno per quanto riguarda quella di Borsellino, e del 1993 di Roma, Firenze e Milano. Ci sono molte novità che è difficile notare: eppure basta incrociare e confrontare ciò che esce sui giornali, senza bisogno di andare a vedere verbali giudiziari che sono ancora segreti e quindi né io né voi possiamo conoscere. Già quello che si è letto sui giornali è piuttosto significativo su quello che sta venendo fuori e io penso che se ci sarà una spinta dal basso della società civile, se qualcuno sul fronte politico prenderà finalmente sul serio questa faccenda e se i magistrati verranno lasciati lavorare, soprattutto quelli di Palermo, Caltanissetta e Firenze che sono quelli competenti per materia e per territorio sulle trattative del “papello”, Palermo sui mandanti delle stragi (continua)


Marco Travaglio (Blog Beppe Grillo - 24 agosto 2009)

Lapide commemorativa

Quando voleva esprimersi in modo non ufficiale, Craxi usava lo pseudonimo di Ghino di Tacco


Quando voleva esprimersi in modo non ufficiale, Craxi usava lo pseudonimo di Ghino di Tacco: l’idea gli era stata suggerita da un paragone stilato da Eugenio Scalfari nel novembre 1995: “Craxi somiglia a Ghino di Tacco, taglieggiatore e bandito di strada”. Utilizzando il nome del personaggio dantesco, Craxi si esprimeva ufficiosamente; e dietro quello pseudonimo si celava ogni tanto Franco Gerardi, stretto collaboratore del Presidente del Consiglio. Dopo le dimissioni del 27 giugno (continua)


Massimo Pini (tratto da “Craxi – Una vita, un’era politica” – 2006 - Mondadori)

Il vecchio e .... gli altri

Riformisti, il coraggio di parlare controcorrente


Il dibattito sulla crisi del riformismo in Europa ha tenuto banco per qualche settimana dopo le elezioni europee. Poi è sparito nel nulla senza aver prodotto alcun apparente risultato.
Lontano dalle polemiche elettorali e favoriti dalla quiete estiva conviene ritornare sull’argomento. Che i partiti riformisti siano in profonda crisi non è contestabile: il centro-sinistra è stato sconfitto nella maggioranza dei paesi europei proprio durante una crisi economica che ha rivalutato molte delle proposte che erano tipiche di questi partiti. Per spiegare questo paradosso conviene fare qualche passo indietro e ritornare al momento in cui, dopo un lungo periodo in cui la politica mondiale era stata dominata dal binomio Reagan- Thatcher, la situazione si rovesciò con la vittoria di Blair che sembrava in grado di cambiare i destini europei con il new labour, la terza via che avrebbe dovuto rinnovare il riformismo europeo e lo schema politico mondiale collegandosi con le novità che Clinton proponeva negli Stati Uniti. Con un pizzico di esagerazione, ma anche per esaltare il ruolo italiano in questo processo, si era arrivati perfino a parlare di “ulivo mondiale”. La causa della sconfitta di questa grande stagione è da individuare nel fatto che, mentre in teoria il nuovo labour e l’ulivo mondiale erano una fucina di novità, nella prassi di governo di Tony Blair e i governi che ad esso si erano ispirati si limitavano ad imitare le precedenti politiche dei conservatori inseguendone i contenuti e accontentandosi di un nuovo linguaggio. Sul dominio assoluto dei mercati, sul peggioramento nella distribuzione dei redditi, sulle politiche europee, sul grande problema della pace e della guerra, sui diritti dei cittadini e sulle politiche fiscali le decisioni non si discostavano spesso da quelle precedenti (continua)


Romano Prodi

Tintarella metropolitana

Bel Presidente del Consiglio “socialista” che si rivolge ad un ex Presidente del Consiglio socialista: è davvero un capitano coraggioso!”


Risvegliatosi dall’anestesia, Bettino salutò la moglie attraverso lo schermo di un vetro, facendo con la mano un gesto, a dire: “ci vediamo dopo”. ……….. Intanto avevano telefonato Francesco De Martino, Ottaviano Del Turco, Giuliana Nenni, Claudia Cardinale e Veronica Berlusconi: “Tutti carini” desse Anna. “Per la prima volta ho avuto la sensazione di una maggiore comprensione da parte degli italiani”. Quello che li rappresentava più di tutti, il Presidente Ciampi, aveva già inviato parole che fecero ad Anna “un immenso piacere”. “E’ una bella soddisfazione per uno che è considerato latitante” ella fece notare. Poi arrivò allo spedale militare Stella Gregoretti, l’amica della famiglia Craxi che il nuovo ambasciatore a Tunisi, Armando Sanguini, aveva reintegrato nell’incarico impiegatizio. Ella era latrice di un fonogramma di dieci righe di augurio del Presidente Massimo D’Alema (continua)


Massimo Pini (tratto da “Craxi – Una vita, un’era politica” – 2006 - Mondadori)

Bandiere libere e non

La stampa francese su Berlusconi "I suoi sono attacchi fuori luogo"


PARIGI
- "Un milione per dieci domande". Così titola Libération, che in un articolo pubblicato oggi sottolinea l'attacco del premier contro "uno dei rari media che non è ancora sotto il suo diretto controllo". Il giornale della gauche ricorda le domande che ha posto Repubblica al Cavaliere, facendo notare che il primo ministro non risposto "neanche a una" delle dieci. Paradossalmente, la denuncia degli avvocati di Berlusconi sta provocando ancora più curiosità e interesse nei media francesi per le "10 domande" che gli sono state presentate da Repubblica il 14 maggio e poi, in una nuova versione, il 26 giugno. "Avevamo già pubblicato i primi quesiti" racconta Philippe Thureau- Daugin, direttore di Courrier International. "Adesso - annuncia - pubblicheremo anche le 10 nuove domande" (continua)


ANAIS GINORI (La Repubblica - 29 agosto 2009)

Numero "civico" 1

Tutti ladri, nessun ladro


Vorrei capire che cosa importa a me se, per dire, il direttore di un settimanale per vegetariani è uno che ogni sera si fa una fiorentina al sangue. Al massimo, smetterò di comperare quel settimanale, ammesso che lo abbia mai letto e che abbia mai influito sulla mia vita e penserò che il direttore è un ipocrita, come un po’ siamo in fondo tutti. Leggermente diverso è scoprire che una persona responsabile del governo dell’intera nazione (continua)


Vittorio Zucconi ("Tempo Reale" - Il blog del Direttore - 29 agosto 2009)



Annunci immobiliari

Di fronte a un'ingiustizia l'inconscio ci spinge a mentire


UNA CILIEGIA tira l'altra? Per le bugie avviene la stessa cosa soprattutto se servono a vendicare una situazione che avvertiamo come ingiusta. Uno studio pubblicato sulla rivista Psychological Science dimostra, con un semplice esperimento, come le persone siano inconsciamente portate a diventare disoneste soprattutto di fronte a un ingiusta perdita di denaro o a un mancato guadagno.
I ricercatori hanno studiato il comportamento di oltre 170 studenti universitari durante tre distinte fasi (continua)

GIUDITTA MOSCA

Aquilone acrobatico

Le convulse giornate della perdonanza


Venerdì scorso il Tg1 diretto dall'ineffabile Minzolini, incurante del fatto che le notizie del giorno fossero l'attacco del "Giornale" contro il direttore dell'"Avvenire", lo scontro tra la Cei e la Santa Sede da un lato e il presidente del Consiglio dall'altro e infine la querela di Berlusconi a Repubblica per le 10 domande a lui dirette e rimaste da giugno senza risposta; incurante di queste addirittura ovvie priorità, ha aperto la trasmissione delle ore 20 con l'intervento del ministro Giulio Tremonti al meeting di Comunione e Liberazione. Farò altrettanto anch'io. Quell'intervento infatti è rivelatore d'un metodo che caratterizza tutta l'azione di questo governo, mirata a sostituire un'onesta analisi dei fatti con una raffigurazione completamente artefatta e calata come una cappa sulla pubblica opinione curando col maggiore scrupolo che essa non percepisca alcun'altra voce alternativa. Cito il caso Tremonti perché esso ha particolare rilievo: la verità del ministro dell'Economia si scontra infatti con dati ed elementi di fatto che emergono dagli stessi documenti sfornati dal suo ministero, sicché l'improntitudine tocca il culmine: si offre al pubblico una tesi che fa a pugni con i documenti ufficiali puntando sul fatto che il pubblico scorda le cifre o addirittura non le legge rimanendo invece colpito dalle tesi fantasiose che la quasi totalità dei "media" si guardano bene dal commentare (continua)

Eugenio Scalfari (La Repubblica - 30 agosto 2009)


sabato 22 agosto 2009

Murales

Favola inutile


Una vespa si posò sul collo di un contadino. “Ora ti pungo” - fece la vespa. “Ragioniamo un momento” - disse il contadino - “Che te ne viene? Io massimo massimo mi faccio due giorni di febbre, tu invece, dopo avermi punto, sei costretta a morire. Ti pare cosa?” La vespa non rispose e lo punse. Colto da choc anafilattico, il contadino morì. Il suo ultimo pensiero fu: “Se l’ammazzavo con una botta invece di farla ragionare, a quest’ora sarei ancora vivo”. A poca distanza, sconciata, la vespa stava per morire. Il suo ultimo pensiero fu: “Se ragionavo invece di pungerlo, a quest’ora sarei ancora viva”.
Questa è una favola assolutamente inutile.

Andrea Camilleri (Favole del tramonto - Roma, Edizioni dell’Altana, 2000)

El Pueblo

Ho deciso: non parteciperò alle primarie!


Alla fine è una decisione sofferta, ma visto l'andazzo e le candidature espresse, e soprattutto visto gli "sponsor" e gli "staff" dietro a ciascun candidato, cosa non di secondo piano nell'organizzazione di un partito, ho deciso di passare questo giro. Non parteciperò alle primarie. Si facciano pure il loro segretario, io non mi farò complice di un'operazione la cui cronaca io affiderei senza batter ciglio a Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Ritengo peraltro il PD stia facendo un errore mortale con l'idea di fare un segretario anche futuro candidato presidente del Consiglio, scimmiottando Berlusconi che, al contrario, è un unicum irripetibile e inimitabile nel bene e nel male.
Ma chi lo ha detto che uno bravo in un ruolo lo sia anche nell'altro? Non è che comunque qualunque candidato raggiungerebbe comunque, in uno dei due ruoli, il suo livello di incompetenza? (continua)

http://www.democraticionline.it (19 agosto 2009)

Arredo urbano

Succede


E mi è successo. Dopo anni di sbattimenti, spettacoli nelle bettole e trasmissioni invedibili (in tutti i sensi), le cose sono cambiate. Le persone giuste si sono accorte finalmente di me e adesso moltissimi apprezzano il mio talento. Da imbecille a genio. Ma io non mi sento affatto cambiata. Sarà che sono rimasta imbecille o sono sempre stata un genio? Tant'è. Adesso mi capitano le cose più strane. Prima fra tutte mi si chiede il parere su qualsiasi cosa. Dai movimenti della tettonica a zolle al calo della libido. E io quasi mai ho qualcosa di veramente interessante da dire. Mi viene da rispondere: «Mah?». E mi rendo conto che è un po' pochino. Poi ricevo un sacco di inviti. Dal gran gala della trifola alla festa privata in disco dove: «Minchia, se vuoi puoi fare tutto lo spettacolo, noi ti diamo la cena, bibite comprese». Poi godo di un notevole fenomeno di riconoscibilità stradale che, a ragion del vero, mi fa un sacco piacere. Lo dice sempre anche mia zia: «Di sentirci amati non ne abbiamo mai a basta» (continua)

Littizzetto Luciana (SOLA COME UN GAMBO DI SEDANO - 2001 - Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.)


Fotografie

La profezia


Nel 1943 la guerra devastava l'Europa. Il nazismo e il fascismo non avevano più la certezza di vincere, ma erano ancora molto forti. In quell'Europa, dentro una piccola città italiana, una città piemontese, lungo il Po, viveva Giovanni, un bambino di 7 anni e mezzo. Aveva una madre, Giovanna, di 36 anni. Aveva una nonna, Margherita detta Rita, di 60 anni. Aveva tre zie, sorelle di sua mamma: Ines, di 40 anni, Angiolina, di 38 anni, e Vanda, di 27 anni. Questa era la sua famiglia. C'erano poi degli uomini, anch'essi abbastanza giovani, attorno al bambino e alle cinque donne. Ma contavano poco.
Un giorno del gennaio 1943, la zia Vanda disse alla mamma di Giovanni: «Oggi pomeriggio vado da un'amica che sa fare le carte. Ci stai a fartele fare anche tu?». La mamma di Giovanni si scoprì combattuta. Il futuro la spaventava e la attraeva (continua)


GIAMPAOLO PANSA (MA L'AMORE NO - STORIA DI GENTE COMUNE NELL'ITALIA DELLA GUERRA CIVILE)

Relax

Silvio Berlusconi: dopo il libertinaggio, la cura della virtù Articolo di Personaggi d'Italia, pubblicato sabato 8 agosto 2009 in Francia.

[Libération]

Vacanze in famiglia, visite a L’Aquila: il Cavaliere vuole fare dimenticare le sue scappatelle.

Né sedute di trapianti di capelli come in passato, né le abituali feste dionisiache nella sua sontuosa residenza sarda di Villa Certosa: le vacanze estive di Silvio Berlusconi dovrebbero essere, quest’anno, all’insegna della tranquillità, della famiglia, del lavoro e della forma fisica. Ieri, il Presidente del Consiglio ha fatto la sua ultima trasferta prima della pausa [estiva, N.d.T.], andando a firmare un accordo energetico ad Ankara. Fino alla fine, il numero uno italiano ha tentato di dare l’immagine di un uomo d’affari anche in piena estate. Mentre gli attacchi sulla sua vita privata continuano – mercoledì, uno dei suoi ex senatori, Paolo Guzzanti, l’ha definito “un gran porco che disprezza le donne” - il Cavaliere cerca di coprire gli scandali con la sua attività politica.

Papi

Silvio Berlusconi ha previsto di interrompere più volte le sue vacanze, in particolar modo per fare dimenticare le polemiche provocate dall’ apparizione pubblica (continua)

http://italiadallestero.info/archives/7116

Pubblicità

Sul profilo Facebook, leader Pd confessa: da 10 anni pago l’affitto in nero


Per fare outing sull’affitto ha scelto il social network più famoso del mondo. Sul profilo Facebook di Mario Adinolfi, ex candidato alla Segreteria del Partito democratico, infatti, è comparso ieri uno “stato-confessione” secondo cui Adinolfi avrebbe pagato l’affitto in nero per dieci anni senza mai denunciare il fatto (vedi immagine sotto). Questione di solidarietà, secondo quanto il proprietario del profilo spiega nei commenti: l’affittuaria è una donna sola con un figlio a carico (continua)

Emilio Fabio Torsello 22 agosto 2009 (Diritto di critica)



No hay justicia solo nosotros

Il 'manifesto' di Ignazio Marino


Come molti ragazzi della mia generazione preparavo gli esami di medicina in compagnia di un mito, un medico anche lui, Che Guevara, il cui sguardo spiccava sul poster appeso nella mia camera. Crescendo ho affiancato a quella immagine la foto di Enrico Berlinguer con i capelli scompigliati dal vento, pubblicata sulla prima pagina de l’Unità quando morì. In quegli stessi anni in cui si formava la mia coscienza di adulto, attraverso l’educazione familiare e lo scoutismo consolidavo le mie convinzioni di credente su principi che non escludevano la partecipazione al fermento sociale degli anni Settanta. Tempo dopo, vivendo e lavorando negli Stati Uniti, mi sono ritrovato a curare con il trapianto il fegato decine di veterani del Vietnam che si erano ammalati di epatite durante la guerra. Dai drammatici racconti di quei soldati contro i quali avevo manifestato da ragazzo, e dalle loro sofferenze di uomini, ho compreso meglio le responsabilità della politica, le colpe di governi che non esitano a manipolare la realtà e a privare della felicità le persone che, in genere, aspirano ad una vita serena e onesta (continua)


Prof. Ignazio Marino (chirurgo, senatore Pd)

Intreccio



I 4 Re


Scordato dintra a un cascione della càmmara di mangiare, il mazzo di carte addiventò tanticchia ammuffito. Nella lunga aspettanza che qualcuno lo ripigliasse in mano per giocarci, tra le quaranta carte del mazzo principiò a esserci un certo malumore. Il re di denari, ch’era un vero dongiovanni, non aveva altro pinsèro che di assicutàre fìmmine; il re di coppe era addiventato un alcoolizzato cronico; il re di spade un attaccabrighe pronto ad ammazzare per il solo piacere d’ammazzare; il re di bastoni uno che sfruttava i suoi sudditi con tasse sempre più alte e non aveva in testa che riempire i suoi forzieri. I quattro cavalieri dei diversi colori (continua)


Andrea Camilleri (Favole del tramonto - Roma, Edizioni dell’Altana, 2000)


venerdì 21 agosto 2009

Templeman

Quanti amici ha Totò Riina. E scoppia la polemica con l'Arma

L'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il capo siciliano della mafia Totò Riina, lo scrittore della sicilitudine Leonardo Sciascia, il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia perché la conosceva bene, Massimo Ciancimino il figlio del sindaco mafioso di Palermo don Vito e altri esperti della onorata società hanno spiegato invano agli italiani che il problema numero uno della nazione non è il conflitto fra il legale e l'illegale, fra guardie e ladri, fra capi bastone e le loro vittime inermi, ma il loro indissolubile patto di coesistenza. L'essere la mafia la mazza ferrata, la violenza che regola economia e rapporti sociali in province dove la legge è priva di forza o di consenso. Eppure la maggioranza degli italiani non se ne vuol convincere, si rifiuta di crederlo e quando il capo della mafia Totò Riina fa sapere che l'assassinio del giudice Paolo Borsellino è stato voluto o vi hanno partecipato i tutori dell'ordine, ufficiali dei carabinieri o servizi speciali, il buon italiano si dice: è l'ultima scellerataggine di Riina, mette male nel nostro virtuoso sistema sociale. Se ci sono due scrittori italiani e siciliani che hanno larga e meritata popolarità nel paese essi sono Giuseppe Tomasi di Lampedusa autore del 'Gattopardo' e Andrea Camilleri i cui libri sono in testa alle vendite, salvo il libro migliore, uno dei primi edito da Sellerio in cui spiegava per filo e per segno i compromessi fra mafia e Stato su cui si fonda l'unità d'Italia (continua)

Giorgio Bocca (L'Espresso - 12 agosto 2009)

On peut tout faire!!

Un conflitto di interessi singolare

Il presidente del Consiglio sputa nel piatto dove mangia e dichiara che "vorrebbe passare alla storia come uomo che ha sconfitto la mafia". Ma questo, oltre ad essere un chiaro e singolare conflitto di interessi, e' anche una presa per i fondelli degli italiani e dei veri eroi della lotta alla mafia, uomini del calibro di Falcone e Borsellino.

Come intende sconfiggere la mafia Silvio Berlusconi allevandola in casa? Prendendone il controllo dall’interno? Invitando alle sue solite cene private i vari Provenzano, Riina, De Stefano? I padrini di Cosa Nostra non li può comprare a buon prezzo come Bossi o Fini, se ci stringi un patto (di sangue) viene stralciata la clausola di risoluzione del contratto!

E poi, con quali voti pensa di fare la differenza politicamente nel Paese, il Cavalier nostrano, se non con quella dei sodali malavitosi?

Non è per caso lui che ha ospitato un assassino di Cosa Nostra in casa propria sotto le mentite spoglie di uno stalliere?

Non è per caso il suo partito un ottimo vivaio - nel presente Dell’Utri e, nel passato, Cuffaro - per uomini con forti relazioni con la criminalità organizzata?

Non è per caso proprio lui ad aver favorito con le leggi gli affari e l’incolumità dei criminali, attraverso la depenalizzazione dei reati finanziari, la contrazione dei tempi di prescrizione, l’eliminazione delle intercettazioni, il condono fiscale? (continua)

Blog Antonio Di Pietro (19 Agosto 2009)


Monumenti di civiltà

Unipol, D'Alema e l'Opa sul PD

Oggi vi do qualche ragguaglio: intanto avevo raccontato, qualche mese fa, che la signora Mastella era finita nel mirino della Corte dei Conti di Napoli, a proposito di alcuni regalucci che aveva fatto a Consiglieri Regionali - lei è Presidente del Consiglio Regionale della Campania, tra l’altro caso incredibile: Mastella è passato con il centrodestra, è al Parlamento europeo con il Popolo della Libertà, la sua signora invece continua a fare impunemente il Presidente del Consiglio Regionale della Regione Campania nel centrosinistra, è una famiglia bipartisan, quando c’è da arraffare poltrone! - era finita sotto osservazione da parte della Corte dei Conti per aver regalato delle medagliette commemorative piuttosto dispendiose e invece, alla fine, la Procura della Corte dei Conti ha sostenuto che quelle rientravano nelle spese di rappresentanza, come già aveva deciso, per altro, per le spese forse un po’ eccessive sostenute dalla signora e dal suo codazzo per il Columbus Day di alcuni anni fa. Quella vicenda - tanto dovevamo - si è conclusa almeno davanti alla Corte dei Conti con un nulla di fatto (continua)

Marco Travaglio (Blog di Beppe Grillo - 17 Agosto 2009)

Genocidio animal

Ontosofia del doberman

Intervista esclusiva con Hans Pahniermelsky, pensatore di destra recentemente rivalutato dalla sinistra. Prolegomeni a una Gelassenheit.

Hans Pahniermelsky è un pensatore di destra recentemente rivalutato dalla sinistra, che rilegge con attenzione le sue opere, fino a qualche anno fa ritenute inaccettabili e provocatorie.
Nato nel 1908 in Transilvania da genitori russo-tedeschi, fiancheggiatore del nazismo in modo assai ironico e originale, dopo la guerra ha insegnato Storia delle dottrine politiche all'Università di Asunción in Paraguay. Dieci anni fa è tornato in Europa, in un paesino della Baviera dove possiede un allevamento di dobermann. In questo periodo alcuni editori hanno ristampato le sue opere, specialmente Il sadismo della politica (1942) Tantra e Dialettica (1946) e soprattutto il discusso L'etica nazista e il caos orfico (1958) che gli attirò a lungo l'ostracismo della cultura progressista. La stessa cultura che oggi studia e discute appassionatamente l'ontosofia di questo singolarissimo pensatore.
Questa conversazione, ottenuta in condizioni assai difficili (chiusi in una gabbia circondata da cinquanta dobermann nervosissimi) è la prima intervista che il filosofo concede a un giornale italiano.

- Professor Pahniermelsky, cosa significa per lei oggi il termine "sinistra"? (continua)


Stefano Benni (tratto da 1/97)


Come se piovesse

La volpe e il corvo

Chi si compiace di falsi elogi, di solito lo sconta e se ne pente, pieno di vergogna.

Il corvo aveva rubato da una finestra un pezzo di formaggio; appollaiato sulla cima di un albero, era pronto a mangiarselo, quando la volpe lo vide e si mise a parlargli così: «Che lucentezza hanno le tue penne, corvo! Che nobile portamento è il tuo e che volto! Se avessi una bella voce, nessun uccello sarebbe superiore a te».

Allora quello sciocco, mentre voleva esibire la sua voce, lasciò cadere dalla bocca il formaggio, che la volpe astuta fu pronta ad afferrare con i suoi avidi denti. Solo allora il corvo ingannato deplorò la sua stupidità.

(Con questa storia si dimostra quanto vale l'intelligenza; l'accortezza vale più della forza.)

Fedro (Favole)

Ambrosoli: e le caramelle?

«Quando capii che la famiglia Berlusconi aveva bisogno del direttore di un quotidiano di partito, non potei più rimanere»

Un ritorno a casa che ha dell’incredibile, se si pensa ai motivi che lo spinsero all’abbandono del 1998 («Quando capii che la famiglia Berlusconi aveva bisogno del direttore di un quotidiano di partito, non potei più rimanere. Non è un mestiere che so fare»), ma che non sorprende se si guardano le cifre dell’operazione e la necessità che ha la squadra di un fuoriclasse del suo calibro. Non è di calciomercato estivo che parliamo, ma poco ci manca. Il clamoroso ingaggio di Vittorio Feltri nuovamente alla direzione de Il Giornale di Paolo Berlusconi ha il fragore di un faraonico acquisto da Real Madrid, più che di un’operazione da mercato editoriale. L’ormai ex direttore di Libero ha ricevuto, infatti, un’irrinunciabile offerta di 12 milioni di euro per rescindere il contratto con la famiglia Angelucci (editori di Libero) e di 3 milioni di euro l’anno come stipendio che lo proiettano al primo posto tra i direttori italiani (nel 2007 il record-man era Paolo Mieli con 1,5 milioni) e presumibilmente d’Europa (Le Monde, 150mila; Libération, 100mila; Nouvel Observateur, meno di 100mila; tutti i giornali britannici, meno di 250mila). Le capacità editoriali di Feltri, aldilà del giudizio personale dei suoi contenuti, sono note da oltre 15 anni e la sua stella nel firmamento dell’intellighenzia della destra italiana brilla di continuo («Di Feltri si può dire tutto, ma il prodotto lo sa vendere come pochi» M. Travaglio). Il crollo delle vendite de Il Giornale, pur in un periodo di fisiologico calo per i quotidiani (continua)

Gianvito Rutigliano (Diritto di critica – 6 agosto 2009)


Palazzo della Moneda

Aldo Moro: Discorso alla Camera sullo scandalo Lockheed (11 marzo 1977)

MORO ALDO. Signor Presidente, onorevoli senatori, onorevoli deputati, il mio compito è grandemente facilitato dalle molte cose illuminanti che sono state già dette. Io posso largamente rinviare ai tanti brillanti contributi che hanno chiarito quello che, per la tranquillità della nostra coscienza, meritava di essere messo a fuoco. Ringrazio questi colleghi ed anche quelli dell'opposto schieramento, per gli spunti che mi hanno offerto per una ragionevole ricostruzione. Siamo tutti consapevoli - io credo - della grande responsabilità che ricade su di noi in questo momento. Il Parlamento italiano - ed anche questo Parlamento - si è trovato dinanzi a decisioni importanti, a scelte controverse: in quelle circostanze l'opinione pubblica, sovente distratta, si è appuntata fortemente su di noi e ci ha giudicato per quello che abbiamo fatto, per il modo con il quale abbiamo trattato temi di autentico rilievo nazionale. Ebbene, il sì o il no che stiamo per dire, non è certo meno impegnativo. Non per nulla siamo radunati in seduta comune per un dibattito prima che per un voto; non per nulla stiamo per porre termine ad un lungo periodo di incertezze e di polemiche; non per nulla stiamo per compiere in un certo modo, in una certa fase, opera di giustizia. Una volta tanto non siamo legislatori, ma giudici, intendo giudici non in senso tecnico-giuridico, ma politico; e la valutazione che cade su di noi non riguarda una dichiarazione astratta di giustizia ma una attuazione concreta di essa. Stiamo infatti per emettere nella sostanza un verdetto (non discuto ora, semmai lo farò dopo, se sia bene o male che un tale compito ci venga affidato, venga conferito a noi, organo squisitamente politico e non ad altri); constato semplicemente il fatto di non sapere se noi, se l'inquirente, della quale - accettando o rifiutando - portiamo a termine l'iniziativa, possiamo essere assimilati in senso stretto agli uffici di un pubblico ministero o ad altro ancora. So con certezza, e sento acutamente, che siamo chiamati a mettere, ovvero a non mettere, in stato di accusa dei cittadini, siano o non siano essi ministri; a queste persone la condizione di accusati - se a tanto si deve arrivare - deriverà dalla nostra decisione, mentre per altri nelle medesime circostanze scaturisce da un atto della magistratura (continua)


Murales

Nilde Iotti

L'ho vista sempre così: la camicetta, filo di perle coltivate, fazzolettino gualcito tra le mani che le serve, penso, per scaricare la tensione. è piacevole parlare con Nilde Iotti: forse perché ritrovo gli accenti delle mie parti; forse perché nella sua vicenda c'è qualcosa che appartiene alla mia generazione. E stata, per quasi venti anni, la compagna di Palmiro Togliatti: Ha dato - dice - un senso alla mia vita. Dal suo ricordo vien fuori un personaggio insospettabile: non aveva nessun attaccamento alle cose, tranne che i libri; gli piaceva passeggiare a lungo sulle colline; si era comperato un buon giradischi per ascoltare il prediletto Mozart; all'inizio del campionato di calcio, tagliava da un giornale il calendario delle partite e lo riponeva nel portafogli, e anche durante l'esilio voleva sapere che cosa aveva combinato la Juventus. A tavola era di gusti semplici; molti formaggi, e qualche volta la paella; dopo cena, spesso, rivedeva i componimenti di Marisa, la figlia adottiva: voleva che arricchisse lo scarso vocabolario dei bambini che nascono in campagna o in una famiglia operaia. Con Leonilde non parlavano mai di lavoro: le questioni del partito restavano fuori di casa. E' consuetudine figurarselo distante, gelido, calcolatore; invece era delicato, molto attento, affettuosissimo. Si sentiva solo, è vero: ma, spiegava, un politico non può avere amici. Hanno detto dei suoi legami con Stalin, della sua soggezione, anche nei giorni difficili; in realtà lo conosceva poco: si erano incontrati in tre o quattro occasioni. Lo ammirava come lottatore duro e tenace, ma capì le rivelazioni del Ventesimo Congresso e ne fu sconvolto. Anche le critiche lo ferivano (continua)

Enzo Biagi (Sogni perduti - Rizzoli)


Calle sin salida

Sono l’unico italiano che sia saltato DAL carro del vincitore, anziché SUL carro del vincitore

Specialmente per tutti i nuovi amici (e meno amici) di Rivoluzione Italiana, due parole su di me, così da non ripetere sempre le stesse cose. Io lasciai il mio posto, molto ben remunerato, alla Stampa, per soccorrere Berlusconi nel 1999 - quando era al suo punto più basso - e andai al Giornale con l’ottimo Maurizio Belpietro con la carica del tutto onorifica di vicedirettore editorialista. Dal 2006 sono pensionato e con il Giornale ho un rapporto di collaborazione esterna. Io, come molti giornalisti e intellettuali di area socialista e liberale o ex comunista, pensai che si potesse aiutare l’imprenditore Berlusconi a varare quella rivoluzione liberale che l’Italia non ha mai avuto (e che meno che mai ha adesso) e di cui ha estremo bisogno: libertà, cultura, ricerca scientifica, televisione intelligente, scuola di altissimo livello, premio delle eccellenze, giornalismo libero e Stato laico nel rispetto di tutte le religioni, distruzione a mano armata dell’anti-Stato mafioso che occupa il territorio della Repubblica, decentramento amministrativo federale ma con un rilancio forte delle prerogative dello Stato centrale sul modello americano, creazione di una società con la massima attenzione per i bambini, i giovani e le donne e per queste ultime una particolare attenzione nella ricostruzione del rispetto loro dovuto (continua)

Paolo Guzzanti (7 agosto 2009)

Occhio alla porta

Non lo sapevi prima che Berlusconi è amico di Putin?

Ricevo una quantità di assurde, o meglio banalissime e false, accuse, sulla scia del numero di Sgarbi: Non lo sapevi prima che Berlusconi è amico di Putin? E allora perché non te ne sei andato prima? E allora perché non ti sei dimesso dal Parlamento. Tutta robaccia in malafede. Se gli imbecilli che scrivono queste cose avessero soltanto letto il blog, senza parlare de “Il mio amico Sasha” dove tutto è ripetuto per filo e per segno, saprebbero (ma lo sanno, lo sanno….) che io ho lasciato Berlusconi NON perché sia amico di Putin, ma per aver applaudito freneticamente davanti ai miei occhi di testimone (insieme ad altre centinaia) l’aggressione e l’invasione della Georgia, che avvenne un anno fa e non prima. Fra l’altro vedo che l’amico Vladimir si appresta a invadere di nuovo la Georgia approfittando della tiepida reazione internazionale. Che Putin e Berlusconi fossero amici, e nel mio libro lo racconto per l’ennesima volta, fu per me all’inizio una buona notizia, perché pensavo che ciò avrebbe facilitato l’inchiesta del Parlamento della Repubblica che io avevo l’onore di guidare, Il resto è cronaca. Ho inoltre lasciato Berlusconi - prima ancora dei casi che ora sono sui giornali - per il suo atteggiamento puttaniero di disprezzo per le donne, tutte le donne, essendo un gran porco e una persona che ha corrotto la femminilità italiana schiudendo carriere impensabili a ragazze carine che hanno imparato solo quanto sia importante darla alla persona giusta al momento giusto, sollecitate in questo anche dalle madri, quando necessario (continua)

Paolo Guzzanti (4 agosto 2009)

venerdì 7 agosto 2009

Acque torbide e qualcuno vi si lava le mani

Il re e' nudo


Quello che sembra emergere dal blog di Paolo Guzzanti è ‘patrimonio’ conosciuto nel mondo politico e dell’informazione, pur essendo stato archiviato in modo frettoloso nelle sedi istituzionali competenti. C’è da sperare che la magistratura, la quale si riconosce nella Costituzione, in particolare nell’articolo 3 (uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge) e 112 (obbligatorietà dell'azione penale), accerti gli aspetti penali della vicenda. Ci troviamo infatti di fronte a nuove tecniche di corruzione e mercimonio delle pubbliche funzioni che avrebbero come protagonista il presidente del Consiglio e alcuni membri del suo Governo. Comportamenti sanzionati dal codice penale: si veda l’articolo 319 che riguarda incarichi politici ed istituzionali in cambio di utilità varie (continua)


Luigi De Magistris (Italia dei Valori - 6 agosto 2009)


lunedì 3 agosto 2009

V W

Storie


Apriti
in un sorriso,
racconta
la tua storia,
libera
le tue impressioni,
lascia
che la memoria
riscopra
fra i ricordi
testimonianze vive,
dove c'è
anche un pò
di chi
resta
dentro di te
indelebile
e non potrà
mai
morire.

da Storie (L'Autore Firenze Libri - Ed. 2000)

Ficarra

IL PRINCIPE FELICE


Nel punto più alto della città, su un'alta colonna, stava la statua del Principe Felice. Era tutto coperto di sottili lamine di oro preziosissimo, come occhi aveva due zaffiri lucenti, e un grande rubino brillava sull'impugnatura della spada. Era molto ammirato da tutti. "E' bello come una banderuola - notò un membro del Consiglio della Torre che si vantava di essere un esperto d'arte, - ma non è altrettanto utile" aggiunse, temendo che la gente potesse pensare che era una persona dotata di scarso senso pratico. "Perché non assomigli al Principe Felice? - domandava una mamma al suo bambino che era solito piangere per niente. - Il Principe Felice non si sogna neppure di piangere per qualcosa". "Mi fa piacere che ci sia qualcuno al mondo che è sempre felice" mormorò un uomo deluso dalla vita alzando lo sguardo sulla magnifica statua. "Sembra proprio un angelo" dissero i ragazzi della Carità mentre uscivano dalla cattedrale con le loro lucenti mantelline scarlatte e i lindi grembiulini (continua)

Oscar Wilde (Racconti)

Roba da buttare?

L'UNITÀ DELLA SINISTRA


Guardiamo in faccia la realtà, compagni,

di fronte ai grandi mutamenti
occorsi in questo burrascoso fine secolo
non possiamo più giustificare,
di fronte ai compagni elettori,
questa antica, ma ancora dolorosa frattura della sinistra.
Essi ci chiedono di vincere tutti quegli ostacoli
e quelle riserve che ci hanno tenuti lontani,
che ci hanno reso avversari.
Di fronte ai loro occhi
quelle riserve non sono che oziosi cavilli
che un nostro sforzo di volontà
dovrebbe poter superare (continua)

Corrado Guzzanti (Il libro de Kipli)

Barche sotto telo

"Conflitto di interessi, basta silenzi" ecco la proposta di legge Veltroni


Per primo si è mosso Veltroni. Del resto, nelle ultime settimane era tornato spesso sulla questione: "Muoviamoci e battiamo un colpo sul conflitto di interessi che si è aggravato e altera gravemente la democrazia italiana", e su cui c'è stata la "colpevole assenza" del centrosinistra, che non ha fatto quello che doveva quando poteva, cioè quando governava. Ha consegnato così l'Italia all'impero mediatico del premier Berlusconi. E quindi, l'ex segretario Pd ha presentato in corner, prima delle ferie, una proposta di legge semplice (13 articoli) e chiara: chi si trova in situazioni di conflitto d'interesse è incompatibile con le cariche di governo. Co-firmata da Roberto Zaccaria che ne ha predisposto gli articoli. Ma soprattutto - ed è quello che Veltroni rimarca - "il valore politico di questa iniziativa è per me in primo luogo nel fatto che è sostenuta e sottoscritta unitariamente da autorevoli parlamentari di tutta l'opposizione". Hanno aderito il presidente dei deputati dipietristi, Massimo Donadi e Leoluca Orlando, per l'Udc Bruno Tabacci, il portavoce dell'associazione Articolo 21, Beppe Giulietti (continua)


GIOVANNA CASADIO (La Repubblica, 2 agosto 2009)


Lavori di ristrutturazione x nuova gestione

Blog Beppe Grillo: "Comunicato politico numero ventiquattro"


L'assalto alla diligenza Italia è in corso. Tutti vogliono la loro parte di bottino. Partiti, lobby, criminalità organizzata, interessi locali, gruppi stranieri. Gli unici esclusi sono i cittadini, coloro che si ostinano a chiamarsi italiani e a pagare le tasse. La democrazia è diventato un semplice esercizio di potere. L'economia nazionale una crescita del debito a carico nostro e delle future generazioni. I partiti hanno il potere del debito e lo usano contro di noi. Creano capitoli di spesa per motivi elettorali, di conservazione della loro influenza, come per la Sicilia a cui hanno assegnato quattro miliardi di euro. Il debito pubblico è la risorsa infinita di Tremorti, il Grande Elemosiniere con il debito degli italiani. Da inizio anno il debito pubblico è cresciuto di quasi 90 miliardi. Chi autorizza questa gente a indebitarci? Anche il debito ha un punto di non ritorno, ed è vicino, Tremorti e Draghi lo sanno (continua)


Blog Beppe Grillo (1 agosto 2009)


"VIA BOFFE"

Che cosa sono i Fas, l’oggetto misterioso che ha paralizzato le istituzioni


Attraverso l'Intesa sancita il 3 febbraio 2005 in sede di Conferenza Unificata, Stato e Regioni hanno dato seguito in Italia alla riforma della Politica di Coesione comunitaria, unificando la programmazione della politica regionale comunitaria (finanziata dai Fondi Strutturali) con quella regionale nazionale (finanziata dal Fondo di cofinanziamento nazionale ai Fondi strutturali e dal Fondo per le aree sottoutilizzate - FAS). Il processo di unificazione si è realizzato anche rispetto alla politica ordinaria (finanziata con le risorse ordinarie del nostro bilancio) che, differentemente da quella regionale, persegue i propri obiettivi di coesione economica-sociale con modalità diverse, ovvero a prescindere dai divari nei livelli di sviluppo regionali. La programmazione regionale unitaria 2007-2013 è stata impostata pertanto secondo due principi fondamentali: da un lato, assicurando la distinzione a livello finanziario e programmatico dalla politica ordinaria a garanzia della sua aggiuntività; dall'altro, cercando la massima integrazione con la medesima politica ordinaria, al fine di perseguire gli obiettivi di competitività comuni (continua)

Sicilia Informazioni



Cucina a vista

REMBRANDT S.p.A.


Fu negli anni '60, come tutti ricordano, che i collezionisti d'arte misero da parte una volta per sempre ogni antiquato atteggiamento estetico. Di un artista contemporaneo non si chiedevano più che una cosa rigorosamente logica: rappresentava un affare solido, un investimento di sicuro avvenire? O costituiva un valore speculativo con garanzie di forte incremento nel futuro immediato? Esistevano solo due scuole di pittura moderna: 1) Aumento. 2) Rendita. Quanto alle opere degli antichi maestri, si abbandonò, naturalmente, l'irrazionale e pericoloso costume di esporle al pubblico. Man mano che i valori salivano alle stelle, i furti erano diventati spaventosamente frequenti nei musei. Non era neppure più sicuro andarsene in giro con un'acquaforte, nella 57a Strada. Dopo il colpo alla National Gallery, quando due distinti signori, che s'erano spacciati per storici dell'arte di Princeton, se ne andarono con due Giotto e un Tiziano, il governo chiuse la galleria, e ne seppellì il contenuto a Fort Knox. I collezionisti privati nascosero le loro tele in cantina, mettendo in mostra solo riproduzioni, o, come si usava dire, "dipinti educativi" (continua)

Fruttero e Lucentini (IL DIO DEL TRENTASEIESIMO PIANO. Storie del futuro prossimo - 1968 - Arnoldo Mondadori Editore)

Finestra impedita

Bossi s’inventa il dialetto obbligatorio


A Umberto Bossi il Tg1 Rai ha dedicato un breve servizio alle 13,30 di domenica 2 agosto. Il leader della Lega è apparso, forse per la prima volta, dietro una scrivania. Di solito fa i suoi annunci in circostanze informali, subito dopo un comizio o mentre esce da Palazzo Chigi. Si ferma qualche minuto, fa la sua dichiarazione – generalmente laconica ma efficace – e poi se ne va. Stavolta sono andati a trovarlo nella sede della Lega. E allora ci si aspetta che l’annuncio sia importante, comunque necessario, perché la consuetudine, melensa, del giornalismo televisivo del servizio pubblico impone una escussione dei testi – tutti a dire la loro – invece che un’illustrazione possibilmente chiara della questione. La troupe del Tg1 ha registrato poche parole del leader leghista. Nessun annuncio importante, nessuna replica all’avversario di turno, ma la necessità, da parte di Umberto Bossi, di ribadire che loro al dialetto che si studia nelle scuole ci tengono eccome. Punto e basta. Perciò, porteranno avanti la questione in sede parlamentare. Se ce l’avesse detto lunedì invece che domenica non sarebbe successo niente, ma Bossi (o il Tg1) aveva un’agenda delle priorità che includeva il dialetto (continua)

Sicilia Informazioni (2 agosto 2009)

La chiave del cuore

Fine di un'amicizia


«Il motivo può essere uno soltanto», dissi al professor Pastorino. «Scano non aveva nessuna intenzione di partecipare alla nuova iniziativa di Bonelli. E non per sfiducia verso l'impresa in sé. Sono sicuro che ne comprendeva l'importanza e soprattutto la ragione profonda. Quella di non lasciar inghiottire dal buio una tragedia politica e umana che era stata anche la sua.» «Ma la ricerca, come abbiamo visto, non appariva per niente gradita ai piani alti delle Botteghe Oscure. Certo, esisteva, così sembra, un generico avallo di Berlinguer. Però il silenzio che la direzione del Pci aveva opposto alle lettere di Bonelli aveva un solo significato: sulla guerra fra Stalin e Tito, e sulla parte che vi avevano avuto i comunisti italiani, bisognava piazzarci una pietra sopra. E di quelle robuste. Una pietra tombale.» (continua)

Giampaolo Pansa (Prigionieri del silenzio)


.... è ora di legalità, lavoro e sviluppo

Il ministro Sacconi e il conflitto di interessi sull’influenza “suina”


«Caro Berlusconi, chiedi cosa fa la moglie di Sacconi»; era il titolo di editoriale uscito il 30 gennaio scorso. Il giornalista faceva notare al premier un enorme conflitto di interessi presente nel suo attuale esecutivo: «Si dà infatti il caso che Sacconi sia coniugato con una donna talmente in gamba (Enrica Giorgetti n.d.r.) da essere stata assunta alla direzione generale di Farmindustria. Anche chi non ha dimestichezza con certi affari comprende che siamo di fronte a un gigantesco conflitto di interessi; il responsabile del dicastero (sia pure tramite il sottosegretario Fazio) controlla la Salute pubblica, e sua moglie è al vertice non di un’azienda di elettrodomestici ma bensì di un colosso farmaceutico (continua)


Simone Pomi 29 luglio 2009 - Diritto di critica

Divieti ed eccezioni

Maurizio Sacconi (Conegliano, 13 luglio 1950)


Maurizio Sacconi
(Conegliano, 13 luglio 1950) è un politico italiano, attuale Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (dal 2008, nel Governo Berlusconi IV) ed ex funzionario di agenzia ONU. Negli anni settanta e ottanta militava nel Partito Socialista Italiano, con il quale è stato deputato. Terminata l'epoca del Garofano (simbolo del PSI), aderisce a (continua)


Wikipedia (agosto 2009)